Credo che per capire bene la grandezza di questo chef tristellato è necessario provare tutti i suoi ristoranti. La matrice è la stessa ma il livello si alza sempre di più fino ad arrivare al Casadonna Reale. Partiamo, quindi, dall’Accademia di Castel di Sangro. Una volta iscritti, i ragazzi iniziano il proprio percorso e vengono formati per testare le loro capacità in questo piccolo “laboratorio “: Spazio Rivisondoli, così come il Maestro lo ha battezzato. Una località di montagna a pochi chilometri dalla scuola di formazione in provincia di L’Aquila, dove noi napoletani, ma anche romani, siamo soliti sciare. Una volta concluso l’iter formativo, a seconda delle loro capacità, vengono assegnati alle varie sedi che si altalenano tra: Spazio Roma, Spazio Milano, ALT, ma anche nei ristoranti dei diversi alberghi affidati al famoso Chef. Questa volta parliamo di Spazio Milano. Tornando dalla ferie estive mi sono fermato in questa città, capitale della moda e delle novità, esclusivamente per provare e ammirare questo luogo di culto del “cibo”. La location è molto interessante: da una sala si gode la maestosità della famosa Galleria Vittorio Emanuele II; nell’altra sala il panorama è focalizzato sul Duomo. Gli interni sono ben curati: un mix di oggetti che insieme creano armonia, dando al cliente una calda accoglienza. Il menù è costituito da piatti semplici ma d’effetto, avendo particolarmente cura, come sempre d’altronde, delle materie prime di altissimo livello. Ciò che più mi ha colpito sono stati i camerieri di sala, ma chiamarli così sarebbe troppo riduttivo. L’accoglienza è curata nei minimi particolari: a parte la bellezza di ciascuno, sembra quasi che fluttuino nell’aria più che camminare. Sono delicati, gentili, cortesi: esaudiscono ogni tuo desiderio per rendere il pranzo o la cena un qualcosa di unico e indimenticabile. I piatti vengono creati al Casadonna Reale e spesso sono opera degli iscritti all’ Accademia; migliorati e personalizzati dallo Chef tristellato. La carta dei vini è ben curata ma mai pretenziosa. Alla fine sarete dispiaciuti di andare via per il clima rilassante che si respira ma soprattutto per la “cura”: dall’accoglienza al servizio e in particolar modo ai piatti. Non mi dilungo, anche perché molti, prima di me, ne hanno scritto e parlato. La perfezione è fatta di poche parole, come questi essenziali ma significativi scatti della serata.
Siamo tutti consapevoli che Napoli è ricca dal punto di vista storico e architettonico, ma pochi sono a conoscenza che, dietro un portone , può celarsi un ristorante. Questo non è un portone anonimo bensì l’ingresso di Palazzo Ravaschieri di Satriano (1605). La geniale idea è venuta al proprietario di una famosa enoteca napoletana “L’ Ebrezza di Noe’”. Un locale storico dove la maggior parte dei napoletani avranno trascorso qualche ora per sorseggiare ottimi vini di pregio. La stessa cura la troviamo in questo nuovo ristorante. Non appena si entra ci si trova davanti uno spettacolo incantevole. Sembra quasi di mangiare in un museo. È questa la sua particolarità. È possibile desinare sia all’interno che all’esterno . Nonostante il freddo ho preferito mangiare all’esterno per ammirare tutto ciò che mi circondava . C’è l’imbarazzo della scelta: ammirare i piatti o la maestosità della struttura. Un menù ben composto e una carta dei vini semplice e non pretenziosa. I due chef , Dario e Antonio, riescono a creare, sulla base della tradizione napoletana, piatti rivisitati,in chiave moderna, delicati e armoniosi: anche loro, che avevano un’ osteria a Quarto, hanno subito l’effetto domino del Covid così come molti altri ristoranti (vedi Lavica). Oggi però si ritrovano a cucinare in questa splendida location. In questo caso vale il proverbio “quando si chiude una porta si apre un portone”. L’ antipasto più gettonato è il mini bun con cotoletta al panko di baccalà di Lofoten: assolutamente da non perdere. Ma anche la bistecchina di quinto quarto di manzo con crudo di gambero rosa e il roast beef “selezione Bifulco “ hanno un loro perché. Tra i primi da provare ci sono i ravioli ripieni di genovese, le tagliatelle, come i ravioli, rigorosamente fatti a mano, con carciofi e caciocavallo podolico. Consiglio gli spaghetti al ragù di seppia presentati in maniera eccellente e i tubettoni al ragù di cernia. Tra i secondi ho preferito assaggiare il cube roll di manzo , anche questo “selezione Bifulco” e il brasato di guancia di manzo con zucca e funghi porcini. Entrambi i piatti sono una vera prelibatezza . La carne è veramente tenerissima. Non amo mangiare dessert eccessivamente pesanti dopo cena e per questo motivo mi sono lasciato consigliare : ho scelto una delicatissima millefoglie con cioccolato fondente e frutti di bosco. Una delizia per il palato proprio per la sua leggerezza. Cosa importante: il pane e i grissini sono preparati da loro. Non come al ristorante Il Riccio di Anacapri. Una vera delusione che porto ancora dentro. Altra nota importante è l’atmosfera di quiete e relax che si respira. Nonostante fuori ci sia un gran viavai di gente , per la molteplicità di ristoranti in vico Satriano, all’interno c’è pace e serenità costante , non intaccata da alcun agente esterno. Insomma, se volete trascorrere una serata piacevole e romantica questo è il posto giusto. Colgo l’occasione, rivolgendomi a tutti coloro che fanno video sponsorizzando Napoli con pranzi o cene che vanno dai 5 ai 15 euro: state sottovalutando la nostra città e tutti gli chef che mettono amore e passione nel loro lavoro. Se andate in vacanza e non potete permettervi di mangiare nei ristoranti, almeno cercate di non inficiare il lavoro degli altri.
Mini bun con cotoletta al panko di baccalà di LofotenBistecchina di quinto quarto di manzo con gamberi rosaRoast beef “selezione Bifulco”Ravioli ripieni di genovese Spaghetti al ragù di seppia Tagliatelle con carciofi e caciocavallo podolico Tubettoni al ragù di cernia Brasato di manzo Cube roll “selezione Bifulco “Millefoglie
“Questo non è un ristorante. Questo è un laboratorio.” Lo Chef tristellato ha cura dei suoi allievi a tal punto da aver creato questi “laboratori” per dare spazio alla loro creatività e capacità. Questo è il 16mo corso dell’ Accademia di Niko Romito: tutti molto preparati e attenti sotto l’occhio sempre vigile del Maestro Claudio Bellavia. I piatti che ne escono mi ricordano le prelibatezze che preparava mia madre, anche se modificati, facendomi tornare all’ infanzia: cavolo, cicoria e acciughe; la zuppa di cazzarielli ceci e funghi; le tagliatelle fatte a mano condite con ragù di coniglio; gli ziti pecorino limone e pepe; ho gustato con enorme piacere per le mie papille il primo sale arrostito con cavolo nero e miele d’ eucalipto e sono rimasto entusiasta. Per finire non poteva mancare il dessert: pandolce al cacao e gelato alla vaniglia. Tutto assolutamente perfetto. Il servizio è stato impeccabile. Questi giovani in carriera, con quei volti ancora fanciulleschi, hanno saputo dare il meglio. Bisogna dare spazio ai giovani e Nike Romito lo fa con gran stile.
È un puro caso la scelta di questo ristorante: causa Covid meglio rimanere in Italia e scoprire luoghi mai visitati. Già arrivarci ed ammirare il verde che circonda questo luogo è uno spettacolo da non perdere e dopo esservi riempiti di natura, la cosa migliore è fermarsi in questo ristorante. La piazza principale di San Piero al Bagno mi ricorda le piazze di alcuni paesi dell’ entroterra beneventano. La location è molto romantica: ogni tavolo costituisce un angolo intimo a se’. Ambienti caldi e accoglienti con qualche traccia del passato di questo splendido edificio. La sorpresa più bella è stata incontrare un ragazzo di Napoli che l’anno scorso ho conosciuto al ristorante Reale di Niko Romito: gentilissimo, simpatico, sorridente, cordiale, attento. Posso dire di essermi sentito a casa. Ma questo non vale solo per lui ma per tutto lo staff che reputo altamente professionale a partire dalla compagna dello stesso Chef. Ogni cosa è fatta con la massima attenzione, nulla è lasciato al caso. Partendo dal pane rigorosamente fatto dallo Chef; L’ amuse bouche è uno spettacolo per occhi e palato: inizio superlativo. Ho scelto “Il vostro menù a mano libera”: una vera novità perché si ha la facoltà di scegliere i piatti preferiti e quindi il proprio percorso. I primi piatti sono i miei preferiti: risotto finocchio, camomilla e limone e tagliolini di rapa rossa con battuto di gamberi e bergamotto candito: sapori forti a cui lo Chef è riuscito a a dare armonia e delicatezza. Posso affermare: una vera melodia per il palato. Altra scoperta: piccione scottato alla brace , estratto di alloro e cipolla al cartoccio. Un piatto ben riuscito perché cucinato in maniera assolutamente perfetta. La Ricciola scottata, vinaigrette al tosazu, alga nori, sedano e mela verde: trovare un piatto così mediterraneo in mezzo all’ Appennino ti regala una sensazione unica, specialmente se fatto con arte. Cosa dire del dolce? Fucsia: rabarbaro al gin, crema di mandorle armelline e sorbetto di lamponi: già il nome è tutto un programma ma se lo assaggiate rimarrete stupiti dalla bontà e dalla delicatezza di questo cavallo di battaglia dello Chef. Per il vino ed il rum siamo stati consigliati da Mauro Antonio Donatiello che è stato gentilissimo non solo nei suggerimenti ma anche nel lasciarci una lista di champagne e Montepulciano da lui preferiti. Prima di congedarci lo Chef è venuto al mio tavolo: un ragazzo poco più che trentenne , molto simpatico. Mi ha colpito la sua genialità ma ancor di più la sua semplicità. Consiglio a tutti di visitare questi luoghi paradisiaci di verde incontaminato e di fermarvi in questo ristorante dove il sapore del cibo vi farà viaggiare su immensi prati pieni di piccole margherite.
Quando pensi di aver visto un panorama di questa città credi che non possa esserci niente di meglio. Invece si cade in errore. Ne è la prova il ristorante Skyline che offre ai suoi ospiti una delle più belle viste in assoluto. Devo dire che anche la luna piena ha giocato a loro favore. Il complesso è diviso in tre attività: Villa Damasco, una location di lusso per gli eventi e matrimoni (con chiesa annessa) . Un albergo per coloro che desiderano trascorrere una romantica e rilassante vacanza. Infine , il ristorante: arredamento minimal per dare rilevanza al panorama. Tutto curato nei particolari: è aperto da appena un mese. All’interno c’è persino una saletta privata molto raffinata. Lo staff è attento e vigile. Si vede che hanno cura per i loro ospiti. Per me questo è il biglietto da visita più importante. Il menù presenta dei piatti molto originali e ricercati. Abbiamo iniziato con le ostriche: freschissime, superlative. Peccato che alcune presentavano all’ interno pezzi di guscio che non lasciavano spazio al sapore. Lo staff ne è stato messo a conoscenza . Il risotto triglie, mandorle e melissa era veramente gustoso così come lo spaghettone all’ortica: due piatti veramente ben riusciti. La loro presentazione è ineccepibile. Il baccalà in giro per il mondo non mi ha particolarmente esaltato: non è un piatto a me nuovo per cui oso dare un giudizio. La qualità del pesce non mi ha colpito. I tre tipi diversi di cottura e l’ impiattamento, invece, si. Tra i piatti ricercati abbiamo scelto la carne Wagyu (ci hanno detto che era un A5): questo è un piatto veramente prelibato ma la carne pur essendo ottima era insapore. Siamo al dessert e su questa portata non c’è nulla da dire : tutto assolutamente perfetto. Dalla piccola pasticceria alla rivisitazione della Caprese. Anche il pane era ottimo perché è fatto dagli chef come vuole la tradizione: presentava un sentore di agrumi poiché era da abbinare ad un olio fruttato. Apro una parentesi: lo Chef del ristorante Il Riccio di Anacapri ha tanto da imparare da questi ragazzi! A fine cena abbiamo avuto l’onore di avere al nostro tavolo lo Chef Executive Vincenzo Cuomo, giovanissimo, poco più che trentenne: un ragazzo semplice con tanta voglia di mettersi in competizione. È stato oltremodo gentile a raccontarci un po’ il suo percorso. Sono rimasto stupito quando ha elencato i suoi maestri: Diego Nuzzo del ristorante L’ Altro Coco Loco, Heinz Beck de La Pergola e Palamaro. Un background veramente invidiabile. Infatti mi sono ripromesso di tornare per assaggiare il nuovo menu’ a settembre anche se alcuni piatti non sono stati perfetti: desidero premiare questi ragazzi per aver fatto del loro meglio e aver reso questa serata speciale. Prima di congedarci lo staff ha omaggiato le signore con un presente molto esclusivo: un piattino Rosenthal disegnato per la prima volta da un tatuatore: questa è stata la ciliegina sulla torta. Il conto: per un ristorante avviato si può dire che sia giusto. Per un’attività appena aperta, forse, è un po’ caro. Desidero ricordare la breve vita del fu Sancta Sanctorum che, sin dalla sua apertura, vantava chef famosi e conti salati che non avevano fondamento.
When you think you have seen a panorama of this city, you believe that there can be nothing better. Instead you fall into error. Proof of this is the Skyline restaurant which offers its guests one of the most beautiful views ever. I must say that the full moon also worked in their favor. The complex is divided into three activities: Villa Damasco, a luxury location for events and weddings (with attached church). A hotel for those wishing to spend a romantic and relaxing holiday. Finally, the restaurant: minimal furniture to give relevance to the panorama. All with attention to detail: it has only been open for a month. Inside there is even a very refined private room. The staff are attentive and alert. It shows that they care for their guests. For me this is the most important business card. The menu has gods very original and refined dishes. We started with the oysters: very fresh, superlative. Too bad that some had pieces of shell inside that left no room for flavor. The staff was made aware of this. The mullet, almond and lemon balm risotto was really tasty as was the spaghetti with nettle: two really successful dishes. Their presentation is flawless. Cod around the world has not particularly thrilled me: it is not a new dish for me that I dare to judge. The quality of the fish did not impress me. The three different types of cooking and serving, on the other hand, do. Among the refined dishes we chose the Wagyu meat (we were told it was an A5): this is a truly delicious dish but the meat, despite being excellent, was tasteless. We are at dessert and there is nothing to say about this course: everything is absolutely perfect. From small pastries to the reinterpretation of Caprese. Even the bread was excellent because it is made by the chefs as tradition dictates: it had a hint of citrus as it was to be combined with a fruity oil. I open a parenthesis: the Chef of the Il Riccio restaurant in Anacapri has a lot to learn from these guys! At the end of dinner we had the honor of having at our table the Chef Executive Vincenzo Cuomo, very young, just over thirty: a simple boy with a great desire to compete. He was extremely kind to tell us a little about his path. I was amazed when he listed his teachers: Diego Nuzzo from the restaurant L ‘Altro Coco Loco, Heinz Beck de La Pergola and Palamaro. A truly enviable background. In fact, I promised myself to come back to taste the new menu in September even if some dishes weren’t perfect: I want to reward these guys for doing their best and making this evening special. Before leaving, the staff paid tribute to the ladies with a very exclusive present: a Rosenthal saucer designed for the first time by a tattoo artist: this was the icing on the cake. The bill: for an established restaurant it can be said that it is right. For a newly opened business, perhaps, it is a bit expensive. I wish to recall the short life of the late Sancta Sanctorum which, since its opening, boasted famous chefs and salty bills that had no basis.
Ho fatto un’ottima scelta venendo in questa suggestiva location: un limoneto. Una sensazione di casa, di purezza, di allegria. Luci soffuse, la musica,era anche quella giusta, ed eccomi seduto immerso nel verde. Faccio un giro per ammirare la vastità del posto e noto che vi è anche una piscina con giardino e bar annesso: dovrà essere sicuramente bello potervi trascorrere una giornata. Mi fanno notare che accanto al ristorante vi è anche una Vineria ed hanno persino un b&b: una struttura molto ampia e dalle diverse sfaccettature ma gestite con molta professionalità. Mentre aspetto mi accorgo che lo staff è molto gentile e attento ma soprattutto noto che l’ ospite viene prima di tutto. Mi guardo intorno per ammirare e inebriarmi della bellezza di questo giardino: avevo scelto la giusta serata. C’era anche il dj accompagnato da un bravissimo ragazzo che suonava il violino. All’ improvviso giunge questo piatto fantastico: curatissimo nei particolari basato completamente su piccoli bocconi di mare, quasi un insieme di fingerfood o amuse bouche. Sembrava di aver aperto una scatola di cioccolatini assortiti e bisognava scegliere il gusto desiderato il tutto accompagnato da un calice di champagne. Questo piatto mi ha sollevato l’ animo dopo la brutta esperienza al ristorante Il Riccio. Ma la cosa strana è che lo Chef del ristorante La Zagara, Davide Ciavattella, ha fatto la sua esperienza proprio nelle cucine del bistellato l’ Olivo che poi sono le stesse dirette dell’infelice ristorante Il Riccio. Sicuramente avrà imparato tante cose, ma il resto è tutto dentro di lui e lo dimostra molto bene attraverso i suoi piatti innovativi pieni di gioia e di colori. Per mio mero errore avevo capito che ci fossero altre portate e invece era un aperitivo. Ero comunque curioso di assaporare la bravura di Davide e così ho preso un secondo ed il dessert che sono arrivati subito. Già la ceramica del piatto mi dice tutto: innovazione rimanendo nella tradizione. Un piatto perfettamente bilanciato ma soprattutto che racconta una storia. I camerieri erano accanto a me costantemente e mi sono sentito veramente speciale. Alla fine giunge questo delizioso dessert: essenziale ma d’impatto, delicato ma pieno di dolcezza . Lo Chef è una persona molto sensibile ma soprattutto ha cura dei suoi ospiti: per lui non sono clienti ma persone da rendere felici attraverso le sue pietanze ma prima di tutto la sua ospitalità. Posso dire di andar via con l’animo in pace e sono grato a Davide Ciavattella ed a tutto il suo staff per la magnifica serata che mi hanno regalato.
I made an excellent choice coming to this suggestive location: a lemon grove. A feeling of home, of purity, of joy. Soft lights, the music was also the right one, and here I am sitting in the green. I take a tour to admire the vastness of the place and I know that there is also a swimming pool with garden and bar attached: it must certainly be nice to be able to spend a day there. They point out that there is also a Vineria next to the restaurant and they even have a b & b: a very large structure with different facets but managed with great professionalism. While I wait, I notice that the staff is very kind and attentive but above all I know that the guest comes first. I look around to admire and inebriate myself with the beauty of this garden: I had chosen the right evening. There was also the DJ accompanied by a very good boy who played the violin. Suddenly this fantastic dish arrives: well-finished in the details based entirely on small bites of the sea, almost a set of fingerfood or amuse bouche. It seemed to have opened a box of assorted chocolates and you had to choose the desired taste all accompanied by a glass of champagne. This dish lifted my soul after the bad experience at the Il Riccio restaurant. But the strange thing is that the Chef of the La Zagara restaurant, Davide Ciavattella, made his experience in the kitchens of the steak l ‘Olivo which are then the same as the direct ones of the unhappy restaurant Il Riccio. Surely he will have learned many things, but the rest is all within him and he demonstrates it very well through his innovative dishes full of joy and colors. For my mere mistake I understood that there were other courses and instead it was an aperitif. I was however curious to taste Davide’s skill and so I took a second one and the dessert that arrived immediately. Already the pottery tells me everything: innovation while remaining in the tradition. A perfectly balanced dish but above all that tells a story. The waiters were standing by me constantly and I felt very special. At the end this delicious dessert arrives: essential but impactful, delicate but full of sweetness. The Chef is a very sensitive person but above all he takes care of his guests: for him they are not customers but people to make happy through his dishes but above all his hospitality. I can say to go away with peace of mind and I am grateful to Davide Ciavattella and all his staff for the wonderful evening they gave me.
Sono passati più di dieci anni dall’ultima volta che ho cenato in questo luogo ed ero curioso di vedere come si fosse evoluto: ho seguito sui social il cambio di gestione, il restyiling e la consegna della stella. Tante cose sono accadute da allora, tra cui il Covid che ha praticamente spaccato questo paese in due, mettendo in ginocchio la nostra economia. Tanti progetti, tanti investimenti ma soprattutto tanti viaggi sono saltati: i miei erano tre. E allora cosa fare per rallegrarci un po’ di questa mancanza, indipendente dalla nostra volontà? Poiché non è ancora sicuro lasciare la regione qual’e’il posto più vicino e più ambito al mondo? Capri. Quale migliore occasione per andare finalmente a toccare da vicino il nuovo ristorante stellato. Detto fatto. Mentre il minibus mi portava a destinazione pensavo tra me: dopo aver visitato tanti ristoranti chissà lo Chef, di un luogo così incantato, così famoso, così desiderato, cosa mi proporrà? Arrivo in questa incantata terrazza lounge dove si gode un tramonto unico: possiamo definire questo luogo “il paradiso sceso in terra”. Qui tutto è curato nei minimi particolari: nulla è lasciato al caso. C’ è una cura per l’ospite dettagliata. Riescono a trasmettere emozioni e sensazioni uniche. Io ho avuto la fortuna di essere assistito dal giovane Daniele Piazza che mi ha narrato la storia del cocktail da me scelto con molta grazia descrivendomi profumi e sapori che ci hanno introdotto al tramonto. Anche la musica era assolutamente perfetta grazie alla bellissima dj. Scendo finalmente nella sala ristorante che da tempo agognavo di ammirare: l’avevo vista solo sui social. I colori si sposano con il mare, la cucina completamente a vista e la famosa stanza dei dessert. Ero felicissimo come un bambino: un sogno che si realizzava. Il mio tavolo era davanti al mare. Mi siedo e noto già la gentilezza con cui accompagnano la mia sedia. Ottimo inizio. Giunge il menù, lo sfoglio e non vedo nulla di eccezionale: i soliti classici. Nessun percorso di degustazione. Nessuna storia. Mi arriva un banale cestino del pane e mi dicono che non è fatto dallo chef ma acquistato a Napoli. In un ristorante stellato a Capri? Rileggo il menù e le uniche cose che mi colpiscono sono un tris di tartarre di tonno: conosco Chef che sanno fare di meglio. Un’ elica con crema di scarola, tonno cotto, tonno crudo e bottarga: buono ma mal presentato. Per quanto riguarda il secondo ho chiesto una modifica del piatto originale poiché non sono amante dei molluschi e dei frutti di mare: ricciola e branzino alla griglia, il tutto accompagnato da una caponatina. Buono ma senza una storia. Ho esitato per il dolce perché i piatti erano troppo abbondanti. Alla fine mi sono recato alla vetrina della famosa Stanza dei dessert che erano veramente tanti: c’è l’imbarazzo della scelta. Ma ho optato per una capresina ed un piccolo babà. Mi è giunto un piatto veramente triste: ma cosa vi hanno fatto di male quei due piccoli esserini? Senza un po’ di crema o di gelato o un minimo di guarnizione? Ma soprattutto: questo è un ristorante stellato? Qui manca la cura e trovo una grande discrepanza tra le attenzioni che ho avuto sulla terrazza e quelle non ricevute nella sala. In questa occasione mi sono sentito un numero non una persona speciale come dovrebbe accadere in ristorante stellato. Capisco che siamo in un periodo particolare ma proprio per questo motivo se un turista, di questi tempi, viene a cena in uno dei più famosi ristoranti di Capri, nonché stellato, e ti porta dei soldi, tu devi dare il massimo della cura, delle attenzioni: farlo sentire speciale. Signori non è la location che fa la stella, non è la stella che fa lo chef bensì il contrario: questo è il mio motto. Altrimenti siete tutti al livello di un qualunque ristorante. Uno chef stellato non scende a compromessi: a Palazzo Petrucci non fanno lo spaghetto a vongole o se lo fanno lo modificano in chiave moderna ed originale. Infine un ristorante stellato non dovrebbe avere tanti tavoli perché, come ho detto precedentemente, il cliente non è un numero ma una persona speciale.
More than ten years have passed since the last time I dined in this place and I was curious to see how it had evolved: I followed the change of management, restyling and delivery of the star on social networks. So many things have happened since then, including Covid which has practically split this country in two, bringing our economy to its knees. So many projects, so many investments but above all so many trips have failed: mine were three. So what to do to cheer up a little of this lack, independent of our will? Since it is still not safe to leave the region which is the closest and most coveted place in the world? Capri. What better opportunity to finally go and touch the new starred restaurant up close. No sooner said than done. While the minibus was taking me to my destination, I thought to myself: after visiting so many restaurants who knows the Chef, about such an enchanted place, so famous, so desired, what will you offer me? Arrival in this enchanting lounge terrace where you can enjoy a unique sunset: we can define this place as “paradise come down to earth”. Here everything is treated in detail: nothing is left to chance. There is a detailed guest care. They manage to convey unique emotions and sensations. I was lucky enough to be assisted by the young Daniele Piazza who told me the story of the cocktail I chose with much grace by describing the aromas and flavors that introduced us at sunset. Even the music was absolutely perfect thanks to the beautiful DJ. I finally go down to the restaurant room that I have long wanted to admire: I had only seen it on social networks. The colors blend with the sea, the fully open kitchen and the famous dessert room. I was overjoyed as a child: a dream come true. My table was facing the sea. I sit down and already notice the kindness with which they accompany my chair. Excellent start. The menu arrives, I browse it and I don’t see anything exceptional: the usual classics. No tasting path. No story. I get a trivial bread basket and they tell me that it is not made by the chef but purchased in Naples. In a starred restaurant in Capri? I reread the menu and the only things that strike me are a trio of tuna tartare: I know chefs who know how to do better. A propeller with escarole cream, cooked tuna, raw tuna and bottarga: good but poorly presented. As for the second, I asked for a modification of the original dish since I am not a lover of shellfish and seafood: grilled amberjack and sea bass, all accompanied by a caponatina. Good but without a story. I hesitated for the dessert because the dishes were too abundant. In the end I went to the window of the famous Dessert room which was really a lot: there is plenty of choice. But I opted for a capresina and a small babà. A really sad dish came to me: but what did those two little creatures do to you? Without a little cream or ice cream or a minimum of garnish? But above all: is this a starred restaurant? Here there is no cure and I find a great discrepancy between the attentions I had on the terrace and those not received in the room. On this occasion I felt a number not a special person like it should happen in a starred restaurant. I understand that we are in a particular period but precisely for this reason if a tourist, in these times, comes to dinner in one of the most famous restaurants in Capri, as well as starry, and brings you money, you must give the utmost care, attention: make it feel special. Gentlemen it is not the location that makes the star, it is not the star that makes the chef but the opposite: this is my motto. Otherwise you are all at the level of any restaurant. A starred chef does not compromise: at Palazzo Petrucci they do not make spaghetti with clams or if they do they modify it in a modern and original way. Finally, a starred restaurant should not have many tables because, as I said earlier, the customer is not a number but a special person.
Amuse bouche
Tris di tonno
Eliche con crema di scarola tonno cotto tonno crudo e bottarga Branzino e ricciola alla griglia Capresina e babà
E se l’ allievo superasse il Maestro? Sto parlando di Gianmarco Dell’ Armi Chef patron del Ristorante Materia Prima, 28 anni: anche lui ha studiato presso l’Accademia di Niko Romito . Certo gli giova il fatto che venga da una famiglia di ristoratori, ma e’ solo un punto di partenza, per il resto volonta’, creativita’ e fantasia appartengono a lui personalmente: un ragazzo molto semplice ed umile con un grande estro e una grande passione. Il nome del ristorante proviene proprio dall’ uso della stessa: la materia prima che deve essere assolutamente eccellente. Ma se ampliassimo il concetto di materia prima e lo estendessimo anche al lavoro “cerebrale” di chi elabora il piatto ? E’ una domanda che mi sono posto molte volte: chissa’ se qualcuno e’ d’ accordo con me. Il giovanissimo Chef e’ coadiuvato dal Maitre Davide Coletta, molto gentile e cortese ma soprattutto professionale: ben accetti sono stati i suoi consigli sulla scelta del vino. Anche la sua assistente e’ molto carina ma soprattuto ha un magnifico sorriso che per me e’ la cosa piu’ importante. La sala e’ molto accogliente grazie al bianco ed al legno, ma il pezzo forte e’ la terrazza con vista su questo laghetto artificiale dove e’ un piacere mangiare: una vista incantevole. Senza le montagne sembra di essere in Olanda: questo e’ un punto a suo favore. Di cosa vogliamo parlare? Magari dello spaghetto “Cocco” con tris di pomodori, alici e friggitelli oppure dello spaghetto e pomodoro in onore del Maestro: la scelta e’ difficile. “Tra i due litiganti il terzo gode: barchette di zucchine e gamberi rossi, colori e sapori superlativi. Qui c’e’ la “materia prima” di cui parlavo: ingredienti e lavoro cerebrale, una visione piu’ ampia di tale concetto. Anche la faraona, il baccala’ e il piccione sono piatti ben riusciti con sapori bilanciati perfettamente: un vero talento. Ed infine la Foresta Nera ma soprattutto: Sensazione di pesto alla Genovese e limone con una esplosione di freschezza e delicatezza. Tre e’ il numero perfettto e sono state le volte in cui ho mangiato in questo ristorante ma ci saranno tantissime altre volte perche’ lo Chef ha 28 anni ed ha tanto da raccontare con suoi piatti ed io desidero ascoltare.
And if the student surpasses the Master? I’m talking about Gianmarco Dell ‘Armi Chef patron of the Materia Prima Restaurant, 28 years old: he too studied at the Academy of Niko Romito. Certainly he benefits from the fact that he comes from a family of restaurateurs, but it is only a starting point, for the rest he will, creativity and imagination belong to him personally: a very simple and humble boy with a great talent and a great passion. The restaurant’s name comes from its use: the raw material that must be absolutely excellent. But what if we extend the concept of raw material and extend it to the “brain” work of those who elaborate the dish? It’s a question I asked myself many times: who knows if someone agrees with me. The very young Chef is assisted by Maitre Davide Coletta, very kind and courteous but above all professional: his advice on the choice of wine was welcome. His assistant is also very nice but above all has a magnificent smile that is the most important thing for me. The room is very welcoming thanks to the white and the wood, but the highlight is the terrace overlooking this artificial lake where it is a pleasure to eat: an enchanting view. If there were no mountains it seemed to be in Holland: this is a point in its favor. What do we want to talk about? Maybe the “Cocco” spaghetti with tomatoes, anchovies and friggitelli or spaghetti and tomato in honor of the Maestro: the choice is difficult. Between the two litigants there are also the courgette and red shrimp boats: superlative colors and flavors. Here is the “raw material” I was talking about: ingredients and brain work, a broader view of this concept. The guinea fowl, the cod and the pigeon are also successful dishes with perfectly balanced flavors: a true talent. And finally the Black Forest but, above all, I point out a sensation of pesto alla Genovese and lemon: an explosion of freshness but also very delicate. Three is the perfect number and it was the times I ate in this restaurant but there will be lots of other times because the Chef is 28 and has so much to tell with his dishes and I want to listen.
“Questo non e’ un ristorante e’ un laboratorio”. Questa e’ una delle tante scritte che troverete in questa location che altro non era che la Pasticceria dei genitori dello Chef Tre Stelle Michelin Niko Romito: in effetti e’ un laboratorio cosi’ perche’ sono tutti ragazzi dell’ Accademia che stanno ultimando il loro tirocinio del primo anno. Sono giovanissimi, pieni di grinta ed energia che riescono a trasmetterti con i loro sorrisi e la loro voglia di crescere. Ho mangiato piu’ volte in questo laboratorio sempre con grande soddisfazione. Piatti della tradizione rivisitati ed eccellenza delle materie prime. Quando ti siedi non puoi fare a meno di guardarti intorno per leggere tutti gli aneddoti del maestro: credo che da queste parole ricavino la loro sinergia. La cosa che piu’ mi ha colpito e’ l’amore e la dedizione che hanno verso lo Chef tristellato, infatti posso dire con assoluta certezza che l’ ho conosciuto ancor prima di incontrarlo. L’ abbinamento dei materiali e dei colori della sala e’ ben riuscito: bianco , legno ed il nero delle lavagne dove sono scritti aforismi sul cibo, i nomi dei tirocinanti ed il menu’ ovviamente. Il tutto e’ retto magistralmente dal bravissimo Chef Claudio Bellavia, braccio destro di Romito nonche’ docente di formazione di questi studenti, con cui ho avuto il piacere di dialogare e scambiare dei punti di vista: una persona veramente preparata e sensibile. Ad occuparsi della sala, una spledida ragazza con un magnifico sorriso: credo si chiami Ale DiSa ma non le ho chiesto la provenienza del suo nome. La cantina e’ piccola ma e’ ben fornita: onestamente ho preferito sempre il Montepulciano d’ Abruzzo perche’ bisogna assaggiare le materie prime della regione in cui ci si trova. Buonissime le fettuccine con ragu’ di coniglio arancia e pecorino cosi’ come anche i cavatelli acqua e farina con un pesto di basilico per finire agli eccellenti ziti pecorino, pepe e limone. Per quanto riguarda i secondi vince il premio il manzo laccato: c’e’ persino un secondo vegano molto saporito che consiste in melanzane e pomodori in agrodolce. Per quanto riguarda i dolci posso dire di averli assaggiati quasi tutti e sono molto delicati in particolar modo il cremoso al cioccolato bianco e fichi al vino rosso. Sono stao sempre molto a mio agio in questo laboratorio perche’ sono tutti gentili, cortesi e professionali: sono aperti solo dal 1 agosto al 31 agosto e poi riapriranno a gennaio se non erro ma sempre per poco tempo.
“This is not a restaurant and a laboratory.” This is one of the many writings that you will find in this location that was nothing but the Pastry of the parents of the Chef Three Michelin Stars Niko Romito: in fact it is a laboratory like this because they are all boys of the Academy who are completing their first year internship. They are very young, full of determination and energy that manage to convey you with their smiles and their desire to grow. I have eaten more times in this laboratory always with great satisfaction. Revisited traditional dishes and excellent raw materials. When you sit down you can’t help but look around to read all the master’s anecdotes: I believe that from these words they draw their synergy. The thing that struck me most is the love and dedication they have towards the tristello Chef, in fact I can say with absolute certainty that I met him even before meeting him. The combination of materials and colors of the room is successful: white, wood and black of the blackboards where aphorisms are written about food, the names of the trainees and the menu obviously. Everything is masterfully handled by the excellent Chef Claudio Bellavia, Romito’s right-hand man as well as a teacher of training for these students, with whom I had the pleasure of talking and exchanging points of view: a truly prepared and sensitive person. To take care of the room, a beautiful girl with a magnificent smile: I believe her name is Ale DiSa but I didn’t ask her where her name came from. The cellar is small but well stocked: honestly I have always preferred the Montepulciano d ‘Abruzzo because you have to taste the raw materials of the region where you are. The fettuccine with ragout of orange rabbit and pecorino as well as the cavatelli water and flour with a basil pesto are excellent to finish with the excellent ziti pecorino, pepper and lemon. As for the latter, the prize is won by lacquered beef: there is even a second very tasty vegan consisting of aubergines and sweet and sour tomatoes. As for the desserts I can say that I have tasted them almost all and the creamy white chocolate and figs in red wine are very delicate in particular. I was always very comfortable in this laboratory because they are all kind, courteous and professional: they are open only from August 1st to August 31st and then will reopen in January if I’m not mistaken but always for a short time.
Una boccata di aria fresca si respira finalmente a Roccaraso dove dopo tanti anni ho ritrovato ospitalita’, cordialita’, cortesia e professionalita’. Un locale caldo e accogliente con una atmosfera rilassante: sembra quasi di stare in una baita di montagna dove pero’ al posto della solita braciata c’e’ buon gusto e fantasia nei piatti. Il servizio e’ curato nei particolari. Ci sono varie costanti in questi ristoranti di cui parlero’: tutti gli Chef hanno frequentato l’ Accademia di Niko Romito. Da questa splendida esperienza nasce l’ amore per le materie prime del territorio e lo ritroviamo, in primo lugo nel pane: croccante, saporito e vario, partendo da quello fatto con lievito madre a quello con le patate: e’ una bellissima sensazione masticarlo e sentirlo scricchiolare. Riguardo la ristorazione, lo Chef ha un background notevole, fra questi quello di aver lavorato con Uliassi e Niko Romito. I piatti della tradizione sono elaborati e rivisitati con grande cura ed attenzione: il carpaccio, i famosi “cazzarielli” , i fusilli, la carne ed anche il dessert. Lo Chef e’ molto legato alla sua terra ed ai suoi prodotti che sono di primissima qualita’; i sapori delicati e perfettamente bilanciati vi faranno comprendere la passione, la forza, l’ energia e la delicatezza di Raffaele Trilli coadiuvato anche dalla moglie per quanto riguarda la pasticceria. A conferma di cio’, credo che questo weekend tornero’ al Ristorante Chichibio che, dopo un periodo di pausa ha riaperto proprio in questi giorni.
A breath of fresh air finally breathes in Roccaraso where after so many years I have found hospitality, cordiality, courtesy and professionalism. A warm and welcoming place with a relaxing atmosphere: it almost feels like being in a mountain hut where, instead of the usual braciata, there is good taste and imagination in the dishes. The service is studied in detail. There are various constants in these restaurants that I will talk about: all the Chefs have attended the Academy of Niko Romito. From this wonderful experience comes the love for the raw materials of the territory and we find it, first in bread: crunchy, tasty and varied, starting from the one made with mother yeast to the one with potatoes: it’s a wonderful feeling to chew it and to hear it creak. With regards to catering, the Chef has a remarkable background, including the one of having worked with Uliassi and Niko Romito. The traditional dishes are elaborated and revisited with great care and attention: the carpaccio, the famous “cazzarielli”, the fusilli, the meat and also the dessert. The Chef is very attached to his land and his products which are of the highest quality; the delicate and perfectly balanced flavors will make you understand the passion, strength, energy and delicacy of Raffaele Trilli also assisted by his wife with regards to pastry making. In confirmation of this, I believe that this weekend I will return to the Chichibio Restaurant which, after a break, has reopened in these days.